P.o.o.l.s.=Psychopathologists Of Ordinary Life


L’ascolto di un disco che ti incuriosisce viene sempre fatto nel primo posto in cui ti trovi; con le cuffie malconce che hai in tasca e quasi sempre quando  non hai la testa preparata per dei pezzi scritti da questi pazzi che pensavo si chiamassero “piscine”,  in inglese…  e invece no… sono i P.O.O.L.(s) =Psychopathologists Of Ordinary Life! Non mi aspettavo di certo nulla di ordinario e infatti, non a caso, il tutto parte con una chitarra distorta solista che introduce la cattiva “Bloody Hands”che oltre alle mani ti fa insanguinare persino l’udito !!! sound insistentemente distorto e una linea vocale decisa ma  allo stesso tempo oscura e inquietante come una “creatura  anomala firmata dal marchio di Dio” (You abnormal creature signed by God’s mark) mi accompagnano in questo strano e tortuoso ascolto. Il disco ben  prosegue con il pezzo che ha fatto spostare di una sedia la vecchietta seduta al mio fianco  nell’ attesa che il bucato della lavanderia a gettoni dove mi trovi fosse finito. Sarà stato il volume eccessivo o la furia della band ???  (“Milgram’s Experiment”) Devo dire più che in questa più che un filone di ascolto “sui generis”, ho riconosciuto più stili  e influenze che si alternano: avevo quasi la sensazione di essere un dj impazzito ke avesse voglia cambiare random la stazione  durante l’ascolto; ho trovato, d’ altro canto una spinta  eccezionale in questa band. Bellissimi  incisi che mi producevano  una caxxo di voglia di riascoltare il tutto!  un synth anni ‘80  conduce inesorabilmente gli strumenti all’ altare, accompagnati da un coro, a braccetto con “The unstoppable narcisistic engine, devours your heart and brain”. Improvvisamente ecco arrivare dall’ infinito   le note dark di Robert Smith che  mi fanno entrare in una dimensione in cui non stavo da molto. Le melodie qui sono dolci e raffinate, quasi  ti cullano, fino ad  accompanarti dentro un’ esplosione di distorsioni, rafforzate da un una seziona ritmica che  pulsa quanto deve !!! il tutto intramezzato in varie  aperture eteree di un sinth. Questp synth mi fa riflettere… non molla mai quel suono …e mi ci sto persino affezionando… inizio ad essere confuso, questo terzo gioco di specchi (Mirrors Game) mi porta al penultimo pezzo… qui, la voce, mi ricorda un certo  Jim  che, accompagnato dal suo solito organo, e da quella batteria piena zeppa di piatti, mi rende ancor più spiazzato! La chitarra presente , tra le sue scale , ci porta al piano sopra di questo pezzo, di fronte alla porta del testo, giro la chiave, apro e leggo, capendo, che sono in un vicolo cieco  (The Blind Spot) dove giace la mia ignoranza; quest’ ultimo è un brano che   fantastica sensazione di spazi aperti e orizzonti lontanissimi, credo sia uno delle songs più personali dell’ intero album, vorresti non finisse mai. E’ come un bambino imperatore (The Child Emperor ) schiaccio di nuovo Play e riascolto “Of Hidden Things” dei P.O.O.L.(s). Pe viaggiare e per sudare.     FeedBackSound
www.thepools.bandcamp.com

I The P.O.O.L.(s) sono un gruppo italiano del milanese che propone un repertorio inedito di pezzi sull’onda del Post Progressive Rock. Nati nel 2010 con Mauro Carminati (Voce), Roland Erulo (chitarra), Massimiliano Bianchessi (Basso) e Mattia Uggè (Batteria) iniziano a scrivere i primi pezzi e registrano un primo Demo. Nel 2011 con l’ingresso di Federico Maggi (Tastiere) registrano il loro primo EP dal titolo Mimetic Anthropology (uscito a Luglio 2011) e iniziano con questo una lunga serie di concerti per condividere la propria musica ovunque fosse possibile. Dopo l’uscita del primo EP però Mattia lascia il gruppo e al suo posto entra Tommaso Mascheroni. Con il nuovo batterista e un nuovo anno davanti iniziano la composizione del loro secondo EP intitolato Of Hidden Things rilasciato a Ottobre 2012.
metto in allegato le foto e per completezza copio qua sotto il contenuto del file che vi avevo mandato, dentro ci sono: il link a una recensione fattaci da accordo.it, una biografia “alternativa” scritta nella famosa notte di ordinaria follia e la descrizione degli album 😉
Grazie mille, aspettiamo news 😉
 
Biografia Di Ordinaria Follia: The Story So Far
AVVERTENZE
Questo prodotto per contenuto e linguaggio non è adatto a persone intelligenti, per bene e che si lavano sempre i denti almeno tre volte al giorno. L’assunzione prolungata può portare a stati di confusione mentale, idiozia convulsiva e manifestazioni di affetto spontaneo verso sconosciuti.
CAPITOLO 1 Last Infinity
Era un tempo lontano quello in cui Roland sbagliava i primi accordi sulla chitarra, Mauro stonava le prime note e Massi litigava con la linea di basso di Comfortably Numb.
 Adesso NO!
CAPITOLO 2
Fatty, Skizzo e la prima DEMO. Ci furono molti cambiamenti: ora Mauro litigava con Comfortably Numb, Roland stonava le prime note e Massi sbagliava i primi accordi. Scherzi a parte, Mauro non litigava con Comfortably Numb, Mauro non litiga mai con nessuno. Con l’arrivo di Fatty alla seconda chitarra e Skizzo alla batteria i Last Infinity erano una vera band! Yeah! E iniziarono cosi a suonare decentemente qualche pezzo in una mal insonorizzata e mal fornita sala prove di provincia. Correva l’anno 2006. Le lunghe ed estenuanti prove portarono infine alla produzione di una demo che finì nel posto che meritava. Sapete quello che vogliamo dire.
CAPITOLO 3
Pugge, Zazu e Mimethic Anthropology. Molti anni passarono.Nel 2010 Roland, dopo aver ritrovato in un armadio la strada per la sua terra natia, la trovò avvolta nel Gelido Inverno della Regina Bianca. Ma questa è un altra storia.Dopo l’abbandono di Skizzo e un lungo periodo di pausa, i 4 si ritrovano e si ricompongono (abbiamo qui la testimonianza video di Antonio Riempitivo che ci ha chiesto di rimanere anonimo:  http://www.youtube.com/watch?v=UWEWzCvul6Q ).Dopo una pizza in compagnia raccattarono il primo barbone che trovarono come batterista. Fortuna vuole che il barbone in questione fosse il Pugge, un gran bravo pentolaio che vanta collaborazioni con Mastrota e Mondial Casa. Dopo la produzione di una nuova DEMO, finita in un posto vicino a quello che meritava la prima, Fatty decise di intraprendere la difficile via dello studente Erasmus. In uno dei momenti di depressione che seguirono la dipartita di Fatty, Roland, per consolare Massi gli sfregò il braccio e, come per incanto, dall’orifizio più nascosto di Massi proruppe una nube incantata che, PUFFFFF, si trasformò in Zazu, odierno tastierista e noto scroccone. Con lui il gruppo cominciò la stesura di un nuovo progetto, che divenne il primo EP, un concept album interamente autoprodotto, nonchè primo lavoro ufficiale della nuova formazione sotto al nome The P.O.O.L.(s).
CAPITOLO 4
Tommy e i giorni nostri.
I cinque durante una castagnata dell’oratorio, persero il pugge nel bosco. Decisero quindi di assumere a tempo indeterminato Tommy, figlio di una nota famiglia di pizzaioli e malavitosi, gente proprio con le mani in pasta. Inziarono così una lunga serie di concerti tra la provincia di Milano, di Bergamo e di Brescia.  A data presente, i nostri hanno appena concluso le registrazioni di un secondo EP: Of Hidden Things, che raccoglie vecchi brani e nuove idee.
Discografia
Mimetic Anthropology – Antropologia Mimetica
I The P.O.O.L.(s) si fanno portavoce della Teoria Mimetica, intuizione dell’antropologo Renè Girard, e attorno a questo perno costruiscono tutto l’album, dai testi all’atmosfera dei pezzi. Un viaggio dentro e oltre le origini dell’uomo,della violenza, del sacro e della cultura. Un disco a tinte nere come il mistero e rosse come il sangue. Squartamenti primigeni, rituali terrificanti celati dietro l’armonia, le grida delle vittime sussurranti verità che non si vogliono né si possono ascoltare: questi i temi presentati con cruda immediatezza. Una viziosa spirale di suono che sembra trascinare sempre più giù, verso l’ineluttabile Abisso. E solo alla fine il cerchio vien spezzato, la luce entra e con lei la Speranza: le mani tese nell’oscurità trovano ora appiglio.
Of Hidden Things
Si parla di cose Nascoste. Cose nascoste oltre la materia grigia dei cervelli dei cinque musicisti. Cose nascoste nell’infinito potenziale delle dita e delle corde vocali. Cose nascoste e dimenticate, scritte su un foglio a rapidi tratti di matita, o compresse dentro un impolverato archivio digitale. Cose nascoste che meritano di vedere la luce. I The P.O.O.L.(s) scavano nel loro passato recente e portano sotto agli occhi di tutti, e sopratutto alle orecchie, i lavori degli ultimi tempi. Questo lavoro porta ancora le insegne della Teoria Mimetica: Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo è infatti il titolo della maggiore opera di Renè Girard. E infatti le note di Bloody Hands, già presente nel primo EP, introducono questo disco, come a indicare un origine comune. Anche in Milgram’s Experiment si scorge la striscia rossa della violenza, che fa da filo conduttore per tutto il precedente EP. Ma il nuovo lavoro muove passi in avanti: come tema principale ha quello della conoscenza, con pezzi come The Blind Spot e Mirrors Game, e sul ruolo del presente nella nostra vita, con The Child Emperor. In questo disco i toni sono meno duri e cupi, c’è più spazio per la sperimentazione e per atmosfere più dilatate e oniriche. L’idea della Band è quella di riunire successivamente sotto un solo titolo tutti i pezzi dei due EP, per farne un vero e proprio album che riguardi violenza e conoscenza, due aspetti che secondo il gruppo sono strettamente collegati.